Ebbe in quel momento una felice ispirazione; si ricordò che, da buona massaia, aveva annodato ad un capo della sua tunica due schegge di pietra focaia ed un brano di esca. L'atto seguì tosto il pensiero, ed eccola a far sprizzar scintille dalla selce, ad accendere l'esca e a dar fuoco ad un fascio di erbe secche e di paglia: i lupi si arrestarono immantinente, poi indietreggiarono, ringhiando dinanzi alla viva fiamma che li separava dalla preda agognata. I più audaci furono fugati dai tizzoni ardenti che la fanciulla scagliò loro con mano sicura.
In tal modo la Nida si schermì vittoriosamente dai feroci quadrupedi, che si allontanarono delusi. Intanto l'aurora imporporava le nubi, si illuminavano le creste montane, e sorse infine fulgido l'astro del giorno, dissipando colle ombre notturne il terrore della fuggiasca, la quale potè proseguire il proprio cammino fino ad un dosso erboso. Incontrò colà piccoli bovi e capre al pascolo, e si trovò dinanzi alla capanna di un giovane pastore a lei ben noto, perchè soleva recarle i prodotti del proprio armento. Affranta dalla fatica, contusa e ferita dagli sterpi spinosi, la fanciulla sollecitò dal Cornei, così si chiamava il pastore, protezione e ricovero. Costui, che aveva, pari all'aspetto, l'animo gentile, aderì di gran cuore alla richiesta, lieto di accogliere la tapina nel proprio abituro.
La dimora del pastore.
La capanna sorgeva sopra un dosso rupestre, all'ombra d'una quercia annosa, della quale sporgevano dal terreno, allo scoperto, vigorose radici aggrovigliate, simili a serpenti.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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Nida Cornei
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