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      Poco lungi, sul rialto soprastante alla caverna, una zona di terreno pianeggiante, e recinta di cespugli spinosi acciocchè non vi si potessero introdurre gli armenti, era convertita in un campo d'orzo, coltivato per verità con metodi propriamente rudimentali. Mediante pali aguzzati, invece di aratri, solevano praticare piccoli incavi nel terreno per la seminagione. Raccolto il seme e separato dai suoi involucri, si sottoponeva a grossolana triturazione sopra una macina di pietra, poi, impastato con acqua e cotto sulla brace, costituiva cibo sano e nutriente massime per i bambini e i vecchi.
      Nella parte anteriore della spelonca ardevano le fiamme fuligginose dei focolari, in cui si cuocevano i pasti dei cavernicoli. Sul fuoco erano sospese grandi pentole di terra cotta, ed alcune vecchie scarmigliate, mal coperte di sdruciti indumenti, ne rimovevano il contenuto con lunghi bastoni. Presso l'apertura vispe fanciulle, vestite di succinta tunica di pelle, le braccia e le mani impiastricciate di creta, attendevano a foggiar olle e scodelle, e le ornavano di rozzi fregi, imprimendo le dita e le unghie sulla creta ancora plastica, destinata ad esser cotta e indurita sulla brace ardente. Di rado, affine di abbellire quei fittili di ornamenti a colori, intingevano nell'ocra gialla o rossa stemperata la punta di uno stile, e tracciavano con essa, alla superficie dei vasi, sottili striscie o reticoli variamente disposti, tentativo rudimentale di un'arte decorativa già sorta e meravigliosamente sviluppata presso i figuli di altre regioni italiane.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69