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      Erica, giovanetta dall'espressione intelligente e gioconda, foggiava da canto suo colle agili dita figurine d'argilla, oggetti di un culto superstizioso. Poco lunge alcuni cavernicoli spezzavano legna da ardere, mentre altri passavano e ripassavano pazientemente sopra una lastra di roccia durissima sparsa di sabbia umida, ascie di pietra verde, per renderle taglienti prima di innestarle in un ramno d'albero o nella base di un corno cervino, a guisa di manico.
      Una giovane madre, che si č appena sgravata, sbuca da uno degli androni pių remoti della grotta, porta il neonato in fondo al burrone ed immerge la tenera creatura nelle gelide acque del rivo. L'assiste una comare, reputata per la sua perizia nelle pratiche relative alle cure da prestarsi alle partorienti ed ai neonati. Nel sopraintendere al proprio ufficio costei profferisce a bassa voce uno scongiuro destinato a preservare la creatura dal mal'occhio e a conferire al futuro guerriero i migliori requisiti di vigoria e di ardimento. Fuori, presso la soglia, fanciulletti dei due sessi custodiscono pecore e capre, che stanno pascolando, mentre parecchie donne, sedute sopra un masso, lavorano a risarcire indumenti sdruciti, e due cacciatori, reduci da una spedizione cinegetica, sono intenti a scuoiare e a dividere le carni sanguinolente d'un bel capriolo, e colle grida e le busse si affannano ad allontanare i cani che tentano di arraffare qualche brano della ghiotta selvaggina.
      Dopo il tramonto si spegnevano a poco a poco i focolari e cessavano i clamori, senonchč bene spesso, fuori della spelonca, si adunavano in crocchio alcuni giovani della tribų, ed allora essi intuonavano con voce gutturale una nenia lenta e malinconica, quasi sempre un lamento amoroso.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69