Le navi greche di quel tempo erano di piccole dimensioni e provviste di chiglia assai convessa, rialzata a poppa e a prora, affine di poterle facilmente tirare in secco. Erano poco profonde, sottili, destituite di coperta, e munite nella parte media di un albero, il quale sosteneva una lunga antenna e una controverga. Fra l'una e l'altra era tesa una ampia vela quadrangolare, suscettibile di assumere posizioni diverse rispetto all'asse del galleggiante, il quale poteva procedere non solo col vento in poppa, ma anche obliquamente, ma per un angolo assai limitato rispetto alla direzione del vento. Il precipuo motore consisteva però nei remi, che erano per lo più in numero di venti. Una robusta pala, immersa presso la poppa e saldamente assicurata ad un sostegno sporgente da un lato, adempiva all'ufficio di timone. Sopra il bordo, a ciascuna delle due estremità, si innalzava un piccolo castello; in quello situato a poppa prendeva posto colui che presiedeva alla direzione del bastimento e comandava le manovre, in altre parole il capitano. Nel castello di prora aveva sede un nocchiero e si collocavano, occorrendo, gli armigeri preposti alla difesa della nave.
Con sì fragili galleggianti i trafficanti di Massilia e di Nicea visitavano gli scali della Liguria, dell'Etruria, del Lazio, della Corsica e della Sardegna, e si avventuravano talvolta fino alla Campania, alla Sicilia, all'Apulia, alla stessa Grecia da una parte, all'Iberia dall'altra; si inoltravano pure per eccezione anche fuori delle colonne d'Ercole.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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