Dai piccoli centri di popolazione più evoluti, com'erano quelli dell'Etruria e della Campania, recavano ai popoli barbari manufatti di bronzo, terre cotte, oggetti d'ornamento d'ambra e di vetro, armi, metalli preziosi e ne ottenevano in cambio derrate alimentari, pelli, cera.
È facile immaginare quali disagi e rischi dovessero affrontare nelle loro navigazioni per le procelle, ed anche per l'ostilità degli abitanti del litorale durante gli approdi. Essi usavano viaggiare alla luce del giorno, sempre in vista di terra, ed ogni notte solevano tirare in secco i loro galleggianti. Solo in circostanze eccezionali si dipartivano da siffatto costume, ed allora, ma per brevi tratti, si orientavano durante le tenebre mediante l'osservazione degli astri; di rado, per fuggire la procella, cercavano rifugio in qualche piccola cala, senza mettere in secco le imbarcazioni.
Avveniva che le navicelle dei trafficanti, talvolta signoreggiate dalla bufera, non riuscissero a raggiungere una spiaggia ospitale e si infrangessero sugli scogli. Questo caso si verificò pochi giorni dopo l'episodio da me descritto. Un'altra nave, della stessa nazione, salpata dalla Corsica e diretta al Porto d'Ercole, sospinta da venti impetuosi, miseramente s'infrangeva sull'isolotto di Berzezzi, e gli avanzi del naufragio erano dai marosi trascinati alla riva. Appena calmatosi il mare, sopravvennero sui loro galleggianti, burchielli di legnami mal contesti, e zattere formate da otri gonfie d'aria, coperte di un rozzo assito, alcuni abitanti del litorale ad esplorar le rive per impadronirsi dei relitti.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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Etruria Campania Corsica Porto Ercole Berzezzi
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