Così raccolsero remi, antenne, ancore ed altri attrezzi navali, ed uno di loro scoprì, tramortita sulla riva, una bellissima fanciulla greca. Il Nibbio, che era presente, dichiarò tosto il fermo proposito di riserbarla per sè come sua parte di preda; ed aggiunse con piglio minaccioso di non ammettere contestazione intorno al proprio diritto di capo.
Il guerriero innamorato.
Ero, tal'era il suo nome, quantunque nata da genitori greci immigrati a Monæcus (la Monaco odierna), aveva certamente nelle vene sangue di stirpe celtica; lo attestavano gli occhi azzurri, ombreggiati da lunghe ciglia, e le profuse chiome bionde. L'ovale perfetto del suo volto, il naso diritto e fino, la boccuccia di perfetta fattura, le orecchie infantili, il corpo di vergine, che Prassitele avrebbe preso a modello di uno dei suoi simulacri di suprema venustà, formavano un complesso degno d'ammirazione, reso anche più attraente dalla grazia e dalla soavità che spiravano da tutta la persona.
Allorchè si riebbe dallo svenimento, la fanciulla si trovò in braccio al Nibbio, che la trasportava nella propria dimora. Essa provò spavento e raccapriccio ricordando gli orrori del naufragio, e questo sentimento si accrebbe vedendosi in balìa di un ignoto, il quale non poteva apparirle che come uno di quei barbari tanto temuti dai viaggiatori, cui la sorte avversa sbalestra ai lidi inospitali della Liguria.
Ma il sorriso di benevolenza non scevra d'ammirazione, di colui che la sosteneva fra le braccia, come avrebbe fatto una madre del proprio bambino, mitigò la sua triste impressione.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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