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      Poi, come se ad un tratto avesse obbedito ad un impulso improvviso, si fece a salire con rapido passo le balze boscose che limitano verso ponente quel territorio; indi s'inoltrò nella macchia senza seguire sentieri battuti. Già si era diffusa una luce porporina che annunciava il tramonto, quando si trovò sull'orlo di un burrone mal famato perchè si affermava, come durante le tenebre della notte si adunassero colà a convegno gli spiriti maligni: si arrestò finalmente in una stretta gola ingombra di massi e di cespugli dinnanzi alla bocca di una grotticella ostruita in gran parte da pietre accumulate ad arte. Si diede allora a chiamare: Masca Masca!
      Uscì dall'antro un'orrida vecchia, la cui effigie corrispondeva a puntino a quella che durante il medio evo si attribuiva alle streghe. Era piccola, gibbosa ed aveva un volto scarno tutto grinze, un naso lungo e curvo che pareva il becco di un rapace. I capelli erano copiosi, bigi misti di rossiccio, ed arruffati; sotto folte sopracciglia bianche spiccavano due occhi tondi, ardenti, mobilissimi.
      Costei, in seguito a tragiche vicende, viveva segregata dalla propria tribù e tutta dedita a pratiche bizzarre; dalla sua ragione offuscata solo si sprigionava qualche bagliore; tuttavolta le attribuivano facoltà e poteri soprannaturali e sollecitavano spesso da lei suggerimenti e presagi.
      Taicina si avvicinò a Masca, deponendo ai suoi piedi l'agnellino neonato che aveva portato seco: era l'offerta colla quale intendeva propiziarsi il favore della fattucchiera; di poi la scongiurò di adoperarsi perchè a lei tornasse colui che l'aveva abbandonata per altra donna.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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