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      La vecchia accennò col capo che gradiva il tributo e che avrebbe esaudito il voto della postulante; indi domandò alla giovane con voce stridula se possedesse qualche oggetto che già fu portato indosso dal Nibbio, e soggiunse: "tenterò per te quanto è in mio potere". Si addentrò allora nella spelonca e pose sui carboni accesi del focolare un pentolone pieno d'acqua, nel quale gettò da principio un pendaglio d'osso grossolanamente inciso che altra volta, prima di regalarlo a Taicina, il capo dei Sabazi aveva portato appeso al collo; quindi, penetrata nella parte più remota ed oscura del sotterraneo, abbattè con un bastoncello due pipistrelli pendenti col capo in giù, agganciati alla volta, e gettò i due disgraziati animaletti, ancora vivi, nell'acqua, che già bolliva tumultuosamente, nella quale aveva pure introdotto una manciata di ruta tolta da un fascio d'erbe secche giacente in un anfratto della grotticella. Ciò facendo, rimescolava il liquido col bastone, proferendo sotto voce parole incomprensibili.
      Ben presto la vecchia, che osservava con attenzione le fasi della cottura, curva sulla pignatta, alzò il capo, ed atteggiando la bocca sdentata a sorriso bestiale, esclamò: "tu nulla facesti per contendere il Nibbio alla tua rivale; ormai è troppo tardi perchè sia possibile mutare il destino. Colui l'amerà fino alla morte; ed ora non turbare più a lungo la mia solitudine, che io non posso più nulla per te".
      Quantunque Taicina desiderasse trattenere la maga, questa, indicandole la via del ritorno, le diede a conoscere che non intendeva prolungare il colloquio, il sortilegio essendo ormai compiuto.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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