Affermavano i loro avversari come fosse più facile vincerli che trovarli.
I Romani, cui premeva ristabilire le antiche comunicazioni fra la metropoli e le Gallie, in gran parte interrotte o guaste, molestati senza tregua dagli indigeni, tentavano di risarcire la via Postumia e l'Aurelia, che erano divenute in gran parte impraticabili, per fatto degli abitanti più che per effetto di cause naturali.
Il conflitto.
Trascorso appena un mese dall'annunzio pervenuto al Nibbio, una legione poderosa accampata sul pianoro delle Manie attendeva a predisporre e trasportare materiali da costruzione, affine di gettare un ponte attraverso alla forra sottostante.
I Liguri, rimpiattati fra le rupi o al riparo dei boschi, disturbavano da lungi i lavoratori colle fionde e le freccie, e si dileguavano non appena scoperti. Fuggivano a precipizio ogniqualvolta i nemici accennassero ad inseguirli. Se questi si lasciavano cogliere alla sprovvista e in piccolo numero, erano trucidati senza pietà.
Avvenne una volta che, per adempiere al compito loro affidato, alcuni legionari si avventurassero nel fondo di una forra, tra due alte pareti tagliate a picco, ed allora, quando meno se l'aspettavano, precipitata da avversari invisibili, piombò sul loro capo una valanga di massi. Non essendo loro possibile, a causa del loro pesante armamento, di raggiungere il sommo delle balze, nè potendo sottrarsi colla fuga all'assalto improvviso, soccombettero quasi tutti, orribilmente schiacciati. S'intende di leggeri come la guerra assumesse insolita violenza; i Romani, perciò, concepirono il proposito di abbreviarla con tutti i mezzi di cui disponevano, e divisarono all'uopo di rintracciare nei loro covi gli avversari più accaniti e di sterminarli.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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