Non possedevano, nel momento della cattura, che uno stile, il quale fu loro tolto, appena caduti in potere dei Liguri.
Condotti al cospetto del Nibbio, i due prigionieri si aspettavano la condanna capitale; senonchè una parola supplichevole di Ero, bastò perchè la sentenza non fosse pronunziata. Per ordine del capo dei Sabazi essi furono tradotti, sotto buona scorta, all'Armassa, una delle più recondite sedi della tribù: colà si sarebbe decisa la loro sorte; ma non dubitavano che li attendesse il supplizio, forse la lapidazione, bene spesso praticata a danno dei nemici, in casi consimili.
La caverna in cui furono condotti i due guerrieri, una delle più spaziose della Liguria, si apre in riva al mare, nel promontorio della Caprazoppa, che è coperto fino ad una certa altezza dalle arene di una mobile duna. Per il fatto che è difficilmente accessibile e si presta alla difesa, i Sabazi la consideravano come valido propugnacolo e vi custodivano i prigionieri.
Allorchè i due stranieri vi giunsero, scortati da quattro indigeni armati fino ai denti, la grotta era occupata da un presidio di una dozzina di uomini, tra questi il Cornei, accompagnato da Nida, alla quale era affidato il compito di ammanire il pasto per tutti.
Penetrando nella rupestre prigione, Sestio esclamò rivolto al compagno: "a noi non rimane che predisporci alla morte. Vedranno costoro come io serenamente l'aspetti"; ma il suo compagno, che teneva la vita in gran conto, era assai meno rassegnato e malediceva il destino che l'aveva indotto ad assumere una missione temeraria.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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