È facile immaginare con quanto giubilo fosse accolto dai suoi commilitoni il giovane scampato da sì grave cimento. Egli si affrettò a render conto ai suoi capi delle proprie vicende, ad informarli delle posizioni occupate dal nemico e delle forze di cui questi disponeva.
La pugna decisiva.
Un gran numero di Liguri si era raccolto in un campo trincerato degli Ingauni, allo scopo di prendere gli ultimi accordi prima di muovere contro l'oste nemica accampata nella valle del Neva.
Essi erano divisi per tribù o meglio per gruppi, preceduti dai propri capi, e, per la diversità delle armi e la bizzaria delle acconciature, offrivano uno spettacolo assai pittoresco. Spiccavano nel numero i Liguri alpini dal piglio truce, incappucciati e coperti di pelliccie, ed erano armati di fionde, archi e frecce. Fra questi non mancavano espertissimi frombolieri. I Capillati si distinguevano dagli altri montanari per le chiome profuse ed ondeggianti, delle quali si mostravano superbi. I capi degli Ingauni portavano sul capo un sottile cerchio d'oro, ed erano muniti al pari dei gregari, di piccolo scudo oblungo e di lancia. I Sabazi brandivano ascie litiche e mazze da guerra munite di anelli di pietra; portavano pure archi e frecce. I Genuati e i Veturii facevano pompa di elmo e spada di bronzo. I militi Apuani erano armati di lancia dalla cuspide metallica. Intorno ai guerrieri erano raccolte molte femmine, curve sotto il peso degli approvvigionamenti, ed insieme ad esse completavano la scorta di viveri armenti di ovini; poche bestie da soma, cioè piccoli cavalli, rendevano scarsi servizi, a causa del terreno accidentato.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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