A destra e a sinistra le colonne erano fiancheggiate di milizie leggere, in gran parte costituite di ausiliari greci e baleari. Alcuni, privi di corazza e di elmo, combattevano colle fionde, con giavellotti acutissimi e pugnali; altri portavano aste brevi e piccolo scudo rotondo. Non mancavano numerosi ausiliari inermi, che avevano per ufficio di sottrarre i feriti dalla mischia e di portarli in salvo.
Il conflitto si iniziò con scaramucce d'avanguardia, alle quali parteciparono quasi esclusivamente, da parte dei Liguri e dei Romani, arcieri e frombolieri.
Di poi, le opposte schiere si avvicinarono e impegnarono la zuffa a corpo a corpo con accanimento. Assillati dalla penuria di viveri, gli uni e gli altri agognavano una sollecita fine della guerra per tornare alla quiete della abituale residenza.
Superato il Colle di Nava, i Romani discendevano lentamente nella valle dell'Arroscia, respingendo i gagliardi assalti che i Liguri sferravano alla fronte e ai fianchi. Precedevano in file serrate gli astati protetti dai grandi scudi, ed erano seguiti da altre file più rade, fra le quali potevano insinuarsi le prime, se avessero incontrato troppo viva resistenza. Pervenute ordinatamente alla confluenza dei tre fiumi impetuosi, che si congiungono nel Centa, esse si spiegarono in formazione più estesa e meno profonda, respingendo vigorosamente gli avversari verso i colli di Bastia.
Dal campo di battaglia, calpestato da sì numerosi fanti e cavalli, si sollevava fitta polvere, che offuscava l'aria, occultando l'uno all'altro gli opposti manipoli.
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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna 1920
pagine 69 |
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