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      Intanto, risuonavano i metalli percossi, gli squilli stridenti delle trombe romane e il cupo muggito delle conche marine dei Liguri; di tempo in tempo coprivano ogni altro frastuono le grida selvagge di costoro, mentre muovevano all'assalto.
      Nella notte grandi fuochi accesi sulle più eccelse vette segnalavano agli abitanti le mosse dell'invasore. Accusavano, durante il giorno, la sua avanzata le colonne di fumo che si levavano dai paghi incendiati.
      I Liguri tentarono più volte invano di sfondare la salda compagine delle milizie nemiche, le quali, efficacemente difese dall'elmo, dalla targa e dalla pesante corazza, non subivano che lievi perdite, pur facendo macello degli avversari. Ad un certo punto, mentre squillavano le loro trombe, si aprirono le file degli invasori e lasciarono libero il varco a parecchi manipoli di cavalleria, che fino allora erano rimasti dissimulati dalla fanteria. Questi si scagliarono di galoppo sopra il nemico, e in men che non si dice lo sgominarono, lo costrinsero alla fuga e, coll'ausilio dei triari, lo inseguirono in ogni senso. I conati di reazione, sempre più fiacchi, furono facilmente repressi. Non appena cominciò a rallentarsi l'impeto dei destrieri, buon numero di giovani Ingauni ignudi, armati di pugnali, s'insinuarono carponi fra i combattenti, affine di ferire i cavalli nel ventre; ma l'audace tentativo fu rintuzzato dalle rapide mosse e dalle pronte difese degli aggrediti, che lasciarono gli assalitori malconci, quale trafitto di lancia, quale pesto dai quadrupedi.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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