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      A PAG. 24 e seguenti [La caverna Pollera, L'alpeggio] - "Vivono, scrisse DIODORO SICULO dei Liguri, una vita miserabile, tra le fatiche e le molestie continue di pubblici lavori, gli uni di essi tutto quanto il giorno impiegano a tagliar legname, a ciò adoperando forti e pesanti scuri, altri che vogliono coltivar la terra, debbono occuparsi in romper sassi, poiché tanto arido è il suolo che cogli strumenti non si può levare una zolla che con essa non si levino sassi. Però, quantunque abbiano a lottare con tante sciagure, a forza di ostinato lavoro, superano la natura, sebbene in tante fatiche sostenute, appena poi traggono uno scarso frutto; e l'esercizio continuo e il parchissimo nutrimento rendono macilenti e nervosi i loro corpi" (DIODORO SICULO, Biblioteca storica volgarizzata dal Cav. Campagnoni, tomo II, pag. 358).
      A PAG. 26 [La caverna Pollera, 6° capoverso] - Non mancano residui facili a riconoscersi di siffatti accampamenti estivi. Chi scrive potè osservarne alcuni sul Giovo di Santa Giustina, nel territorio di Sassello e sopra Rossiglione.
      A PAG. 28 [L'alpeggio, 3° capoverso] - Fra gli avanzi di pasto degli antichi abitatori delle caverne si rinvennero anche ossetti di pipistrello, che avevano subito l'azione del fuoco. Come sopravvivenza di un costume che risale certamente ad età remota, si può citare il fatto di montanari della Liguria occidentale, i quali non sdegnano di cibarsi di chirotteri e perfino di piccoli serpenti. L'uso di siffatte vivande non sembra in alcun modo giustificato dalla fame o dalla penuria.


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Fra le nebbie del passato
Cacce battaglie e amori degli antichi liguri
di Arturo Issel
Nicola Zanichelli Editore Bologna
1920 pagine 69

   





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