I.
Il Vangelo.
Molti libri sono stati composti con pensieri e massime raccolte da questo o quell'autore; e diversi autori, anche, hanno riunito le scintille e le gocciole del loro ingegno creativo e meditativo a formare volumetti ricchi di saggi insegnamenti e densi di idee originali e profonde. Ma nessuno ancora, ch'io mi sappia, ha pensato di raccogliere in un piccolo libro, che dovrebbe essere di veste preziosa e austera come il suo contenuto, alluminato sui margini da qualche fine artista di puro cuore e d'ispirazione misticamente ardente; nessuno, ch'io mi sappia, ha, finora pensato di raccogliere i pensieri e le massime del Grande Maestro della vita spirituale e pratica: di Gesù di Nazareth. Il Vangelo è ricco di questa fioritura olezzante e fresca e spontanea come quella d'un rigoglioso prato di qualche vergine pendice alpestre, nei bei giorni del maggio. Già ne considerammo alcuni il mese scorso; vediamo oggi alcuni altri, compresi in quel capitolo del Vangelo di S. Matteo sotto il semplice titolo di «Diversi precetti».
Nessuna cosa ebbe Gesù in dispregio come l'ipocrisia, questa profanazione che commette il vizio a danno della virtù. Indulgeva Egli e perdonava ai peccatori che provavano il dolore e la vergogna del loro fallo - ma sbugiardava e additava al disprezzo - Egli così mite - i subdoli artefici del male. - «Guardatevi dai falsi profeti - diceva - che vengono a voi in vesti da pecore; ma di dentro son lupi rapaci». E insegnava il modo infallibile per distinguerli: osservare i risultati delle loro azioni.
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