Pagina (12/168)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Or non siete voi assai da più di loro?»
      L'abbandono completo, la fiducia assoluta nell'Ente supremo che Gesù ci ha insegnato a chiamare teneramente «Padre»; il riconoscimento della nostra pochezza, della nostra incapacità od ignoranza di fronte alle divine opere della creazione - ecco quello che Cristo attendeva ad inculcare nei suoi seguaci. «Chi di voi, pur ingegnandosi, può aggiungere alla sua statura un cubito?» Il che equivaleva a dire che l'uomo non può nulla, non è nulla, se non invoca l'aiuto del Signore e in quello confida.
      «E perchè, vi prendete pena del vestito? Pensate come crescono i gigli del campo: essi non lavorano nè filano. Or vi dico, che nemmeno Salomone, in tutta la sua splendidezza, fu mai vestito come uno di questi. Se dunque Dio riveste in tal modo l'erba del campo, che oggi è, e domani si getta nel forno: quanto più voi, gente di poca fede?»
      Spesso il Maestro dolce usava questo appellativo che suona rimprovero: gente di poca fede. Allora come ora, l'incredulità che si barrica dietro la superbia o l'ignoranza, la diffidenza scettica, analizzatrice, che vuol vedere e toccare per convincersi, incapace d'uno slancio, d'un ardente volo dell'anima, che s'annienta e divampa nella fiamma della sua fede immensa ed infinita, che non esita, che non discute, che non s'arresta nemmeno innanzi all'impossibile; la scarsità, il languore della fede, era ciò che più addolorava e offendeva Gesù. Non chiedeva intelligenza, non chiedeva dottrina, non chiedeva esperienza, autorità, e nemmeno virtù: chiedeva la fede, la fede semplice, umile, silenziosa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Ente Gesù Cristo Salomone Dio Maestro Gesù