La ricercava insistentemente, come un elemento necessario; subito ne avvertiva la scarsità o la mancanza. Egli non rivelò la sua potenza, la sua natura sovrumana ai grandi, ai filosofi, agli uomini rappresentativi della loro schiatta, ma a coloro che credevano, che in un cuore umile gli portavano l'offerta maravigliosa della loro fede incrollabile: «Credi tu?»
«Si, o Signore - io credo». E il miracolo si compiva tra la natura e la divinità.
La fede, dalla sua manifestazione più alta, direi eroica, che attinge alle sfere superne e misteriose, alla sua espressione più semplice e affettuosa e tranquilla che meglio può essere indicata col nome di fiducia: è una delle basi su cui si edifica la chiara e mite dottrina del Nazareno. Non cessa Egli dal raccomandarla, dal ravvivarla, dal chiederla, per le grandi e per le piccole circostanze della vita, per l'eccezione e per la regola: «Non vogliate angustiarvi dicendo: Cosa mangeremo, o cosa berremo, o di che ci vestiremo? Chè i Gentili ricercano tutte queste cose. Ora il vostro Padre sa che abbisognate di tutto ciò».
Quanto riposo, quanto conforto contiene il semplice dire! E perchè non lo ricordiamo più spesso, non lo ricordiamo sempre, noi che tanto ci inquietiamo del domani, che tanto ci affanniamo e ci affliggiamo e disperiamo come coloro che sono senza speranza?
«Cercate pertanto, in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, e avrete di soprappiù tutte queste cose».
Vivete, cioè, la vita superiore, la vita fedele agli insegnamenti del Signore in cui unica legge sono quelle virtù che rendono l'uomo giusto, e le vostre preoccupazioni scompariranno perchè vi sembreranno cosa secondaria e perchè vi appariranno quasi un'offesa alla provvidenza divina.
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