«Non vogliate dunque mettervi in pena pel domani; il domani avrà pensiero di sè stesso: basta a ciascun giorno il suo affanno». (Matteo V. 19-26).
Questa non è noncuranza o imprevidenza, è sapienza profonda. Se ben pensiamo, il tormento maggiore della vita è sempre per noi il pensiero di ciò che ci attende in un avvenire più o meno prossimo - è la visione paurosa del domani peggiore dell'oggi già triste. Mentre molte volte, nel domani, diventato oggi, non troviamo di più della tristezza già nota; anzi qualche volta un raggio di sole impreveduto lo illumina e lo consola.
Così Gesù sapientemente ammonisce di non caricarci dei crucci dell'avvenire oltre quelli del presente «Basta a ciascun giorno il suo affanno». E nell'avvenire c'è Dio giusto, clemente, provvido. - Ora, chi non avrà coraggio per un giorno?
II.
La Via
Mai la divina parola di Gesù fu più comprensiva ed eloquente che nell'ultima riunione coi suoi discepoli, allorquando spezzò insieme con essi ancora una volta il mistico pane di vita.
Il dolore del tradimento e dell'abbandono, l'amarezza della delusione e dell'offesa ricevute da tutti coloro che rimanevano indifferenti o increduli ai suoi ammaestramenti o che gli volgevano le spalle insultandolo e deridendolo e accusandolo come un malfattore, questo dolore per la cecità degli uomini lo opprimeva più dell'affanno dell'imminente martirio.
E nella sua parola, come sempre dolce, austera e profonda, passa l'accoramento segreto, l'ansia di penetrare nelle coscienze e nei cuori - nelle coscienze incerte, ottuse; nei cuori languenti e minaccianti di addormentarsi di nuovo quand'Egli non fosse più accanto a loro per farli vibrare con la sua voce calda e viva.
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Matteo V Gesù Dio Gesù
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