Ecco dapprima l'azzurra distesa del mare con la navicella in cui biancheggia la veste di Gesù che si appressa ed approda, ed appare al padre angosciato come un salvatore mandato veramente da Dio. E gli si prostra umilmente innanzi, Giairo, che pure era investito d'autorità sacra, e lo implora. Nient'altro desidera se non che il Nazzareno stenda la sua mano pura sulla morente, tanto è profonda la sua fede nella virtù di quella palma onnipossente. Ma poi, ecco l'annunzio ferale recato dal messo sopraggiunto: Tutto è inutile, oramai, la giovinetta è spirata! Oh il cuore di quel padre a quella notizia destinata a recidere l'ultimo vincolo di speranza, ma non la sua fede, certo, poichè Gesù che leggeva nelle anime potè ravvivarla con una esortazione.
-- Non temere: solo abbi fede.
Consolanti e profonde parole, da ricordare spesso, da ricordare sempre nei momenti di pericolo, d'angoscia, quando tutto crolla intorno e ci sentiamo soli con la nostra desolazione: «Non temere, solo abbi fede». Questo soltanto, Dio chiede per venire in nostro aiuto: che non disperiamo, mai, nemmeno dinnanzi all'irrimediabile.
Non permette, Gesù, a nessuno di seguirlo. Poteva, ripeto, confondere coloro che lo beffavano, dare ad essi la prova evidente della sua essenza divina: non volle, non se ne curò. Voleva vincere per le vie della persuasione e dell'amore, non abbagliando e umiliando le genti. Però non ritenne degni di vedere il miracolo coloro che non avevano fede in lui, e li escluse severamente. Noi vediamo la cameretta verginale nella casa in preda al dolore, la camera dove è entrata l'austera Visitatrice velata a recidere un giglio non tutto ancora schiuso.
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