Ma poichè osservano i precetti della Chiesa e soddisfano gli atti rituali del cristiano, si credono in perfetta regola con la coscienza.
Per molte e molte poi - la generalità quasi - la religione è ridotta a pochissime pratiche, da sbrigare il più presto possibile perchè non c'è tempo, come una qualunque azione della vita materiale, uno dei tanti obblighi sociali e civili. E lo spirito, nell'adempirle, resta nella sua sfera superficiale, non si raccoglie, forse perchè non sa raccogliersi o non lo trova necessario. E si capisce poi come questa religione, sentita dai più come una briga molesta, come un accessorio fra le occupazioni quotidiane, non possa nei supremi momenti del dolore, della prova, del pericolo, della lotta, essere efficace ausilio, conforto vero.
«Non offrite più sacrifizio inutilmente - dice la Divinità nelle sacre carte: - ho in abbominazione l'incenso... le vostre solennità sono odiose all'anima mia... E allorchè stenderete le vostre mani, rivolgerò gli occhi da voi: e allorchè moltiplicherete le preghiere non darò retta, poichè le vostre mani son piene di sangue. Lavatevi, mondatevi, togliete dagli occhi miei la malvagità dei vostri pensieri: ponete fine al mal fare. Imparate a fare del bene: cercate quello che è giusto; soccorrete l'oppresso».
Ecco in poche severe parole caratterizzata la falsa religione, sdegnata con disprezzo come pompa inutile e vana; e additata l'altra, la vera, che consiste, nelle opere più che nelle parole, nella purezza della coscienza più che nelle manifestazioni appariscenti, nella pietà e nell'amore più che nella sterile adorazione.
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Chiesa Divinità
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