E questa necessità di armonizzare lo stato dell'anima con le esteriori pratiche religiose è insistentemente proclamata nei libri sacri, tanto la contraddizione delle parole, delle apparenze, con le azioni e coi sentimenti intimi e i nascosti pensieri è spiacevole a Dio.
«Non appressatevi a Lui con cuor doppio», ammonisce l'Ecclesiaste: «Prima dell'orazione prepara l'anima tua».
Meglio non pregare affatto, che pregare distrattamente, con la mente ingombra di pensieri frivoli, materiali, profani e talora colpevoli. Meglio non entrare in una chiesa che entrarvi per profanarla col contegno, coi propositi, con le parole, con l'esempio. Io stimo più la donna che smarritasi per false vie ha abbandonato del tutto quella religione che le imponeva un freno ai suoi istinti, di quella che ipocritamente se ne vale per conservarsi la stima altrui non più meritata; o ha la coscienza così profondamente assopita e corrotta da conciliare tranquillamente come direbbe il filosofo Rétté: il diavolo e Dio.
«L'esercitare la misericordia e la giustizia è più gradito al Signore che le vittime» sta scritto ancora negli Evangeli: semplice ed efficace massima che nessuno di noi dovrebbe dimenticare nell'esercizio delle azioni quotidiane. Far del bene a un fratello bisognevole d'aiuto: adoperarsi perchè il diritto del più debole non venga calpestato dalla prepotenza del più forte, è certo mostrare in modo più difficile ed efficace delle offerte votive la fede che si professa, la religione cui si appartiene.
Insistentemente la nostra religione ci raccomanda di soccorrere i poveri.
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