Raccogliamoci un istante e meditiamo; vi offro intanto a questo proposito un immacolato e profumatissimo fiore di preghiera dettato da una eletta anima femminile, e che vi consiglio di ricopiare e serbare nel vostro libro d'orazioni:
«Signore, leggendo i mòniti severi che a Te e ai Profeti e agli Apostoli tuoi inspirarono la fede sterile, la religiosità farisaica, io mi domando quante volte non ho osato pregarti, accostarmi ai tuoi altari, senza pensar a combattere nel mio intimo le passioni - senza pensar a combattere, in me e intorno a me, l'ingiustizia - senza pensar a compiere i doveri della carità verso i fratelli. Mi domando se alla mia fede corrispondono le opere, o se essa è quella fede morta che l'Apostolo paragona al corpo senz'anima, - mi chiedo se l'incenso delle mie mani possa salir sino a Te...»
V.
Carità.
Un giorno Gesù narrò questa parabola:
«Un seminatore uscì a seminar la sua semenza, e mentre egli seminava, una parte cadde lungo la via e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono tutta.
Ed un'altra cadde sopra la pietra: e come fu nata si seccò, perciocchè non aveva umore.
E un'altra cadde per mezzo le spine, e le spine nate insieme l'affogarono.
E un'altra cadde in buona terra; ed essendo nata fece frutto, cento per uno».
L'alto e sagace insegnamento che attraverso il simbolo ci viene dal Maestro Divino, non dovrebbero mai dimenticare coloro che per superiorità di mente, per ricchezza di sentimento, per posizione sociale, sono designati dal Signore a spargere il buon seme nel mondo.
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