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      Dapprincipio il mondo - chiamiamolo così nel significato che ad esso davano gli asceti antichi - il mondo si mostra diffidente coi buoni seminatori, e nell'opera infaticabile vuol cogliere ad ogni costo un secondo fine: interesse particolare, ambizione, mezzo di riuscita. E se l'evidenza la costringe a trovar vani i suoi sospetti, vedrà nell'apostolo, nel missionario un utopista, uno squilibrato, un sognatore inutile, un gonzo che non ha saputo imparar l'arte di sfruttare il prossimo e si sacrifica per delle vane illusioni. E colui che fa il bene, si trova talora a vergognarsene quasi come d'un'inferiorità, la luce che lo abbagliava impallidisce a poco a poco, la sua fede vacilla, la sua energia scema. Egli si rivolge un giorno la terribile domanda «A che serve tutto quello che faccio se nessuno mi seconda? Chi ascolta quello che dico, poichè non convinco nessuno?» Sono terribili momenti di stanchezza, di scoraggiamento, che tutti coloro che hanno cura d'anime o intendono con paziente perseveranza a lenire i mali dell'umanità, conoscono. Eppure bisognerebbe superarli con la forza stessa della convinzione profonda, come la freccia lanciata verso la mira vola ratta e fedele sopra gli impedimenti finchè non la raggiunge. Bisognerebbe che l'uomo o la donna che ha ricevuto dalla divinità per mezzo dell'ingegno, d'una vocazione, d'una fiamma inestinguibile, il privilegio d'una di queste missioni educatrici, redentrici, consolatrici, riparatrici, si corazzasse d'una virtù impenetrabile di fortezza e di fede, non soltanto per resistere alle lusinghe della vita, ma per vincere ogni sintomo di scoraggiamento appena germogli nell'anima.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168