Ed anche Giovanni Battista lo attende: non come le turbe ingenue, ma però con un alto senso di reverenza e di timore. Solo fra tutti, lo spirito eletto del Precursore è in grado di misurare la grandiosità del prodigio, di dare alla personalità del Maestro il suo vero valore.
Ed ecco, Egli giunge, non annunziato, senza scorta, quando non c'è nessuno a riceverlo, nessun fuor che il Battista. Era forse l'ora antelucana, l'ora fresca e pura in cui corre il brivido del primo risveglio nell'aria velata ancora delle ultime caligini notturne. Le rive del Giordano erano immerse nel silenzio profondo, solo qualche frullo d'ala nei canneti, qualche sommesso pispiglio nella boscaglia a specchio della grotta, rivolto verso Oriente elevava a Dio l'anima nella preghiera mattutina e si raccoglieva entro sè stesso per ascoltare la Voce sacra dell'ispirazione profetica che avrebbe tradotto in calde esortazioni alle turbe. E mentre implorava dall'Eterno la virtù dell'eloquenza che persuade e vince, una bianca forma emerge dall'incerto crepuscolo, viene innanzi lentamente lungo il sentiero. Il romito crede ad un'allucinazione e aguzza meglio l'occhio uso a scrutare il deserto. Non è un inganno, colui che s'avanza è una creatura umana. Una lunga tunica candida gli scende sino al piede ha il capo scoperto e i capelli biondi inanellati sfiorano le sue esili spalle. «È un messo del Cielo.... pensa palpitante innanzi al prodigio, Giovanni: è colui che fermò la mano d'Abramo o il Celeste che consolò Tobia.
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