» (Giov. 7, 28-29).
Così il Redentore tentava insinuare in quelle anime primitive la consapevolezza della Sua vera individualità, della Sua vera missione quaggiù. E molti, turbati, scandolezzati, forse, mormoravano: «Ha detto: Son figlio di Dio!» E alcuni convinti da un solo suo sguardo profondo, affermavano: «Tu davvero sei figlio di Dio!» Poi un umile fra gli umili, un pescatore, messasi la mano al petto in attestato di sincero convincimento, proclama:
- Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente.
E Gesù, rispondendogli, disse:
«- Beato te, Simone, figlio di Jona: perchè non la carne e il sangue te l'ha rivelato, ma il Padre mio ch'è nei cieli» (Matt. 16, 16-17).
Nel giovine pescatore, Gesù aveva scoperto un eletto, poichè non aveva atteso d'essere persuaso materialmente per credere, ma aveva seguito l'impulso della arcana ispirazione celeste. Eppure, molte volte gli uomini sdegnano il suggerimento, l'impulso, la divinazione che viene ad essi dal mistero, perchè non possono sottoporla all'analisi come una sensazione della loro personalità materiale!
Come aspra, come ardua, come dolorosa apparve al dolce Messo divino la via dal suo inizio! Tutto la vide piena di ostacoli e di rovi, tutta la misurò, fino alla croce piantata sulla vetta estrema. Ma non se ne sgomentò, ma nulla - nemmeno la visione del martirio - giovò a farlo indietreggiare d'un passo. Anzi si esaltava in sè stesso, s'inebbriava del suo còmpito celeste, e le sue parole sembravano un inno di gloria e di allegrezza:
«- Io venni luce al mondo affinchè chi crede in me non resti fra le tenebre.
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