«- Io per questo son nato: e per questo son venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chi è della verità ascolta la mia voce.
«- In verità, in verità vi dico: chi custodirà la mia parola, non vedrà la morte in eterno.
«- Io sono la porta. Chi per me passerà sarà salvo.
«- Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Consolanti, sublimi, veramente divine queste parole di Gesù! Luce, verità, vita, via, eternità: ogni parola dell'altissimo canto con cui il Martire proclamava la missione a lui affidata dall'Ente supremo, è un mistico asfodelo che sboccia come un nuovo astro sugli orizzonti del mondo. E noi, suoi seguaci, noi che ci chiamiamo dal nome Suo, Cristiani, siamo così pronti a scoraggiarci, così facili a stancarci, a pentirci, a mutar strada, a tornar indietro; ed anche, ahimè, a tradire i nostri ideali più cari appena ci accorgiamo che il premio non è sicuro, vicino, tangibile: che la ricompensa tarda troppo e potrà non venir mai! Noi, così pronti ad accusare le circostanze e il nostro prossimo, mentre la colpa è della nostra debolezza, del nostro egoismo, della nostra volubilità...
Impariamo dal nostro Modello divino che si deve amare ed esaltare, anche fra le maggiori lotte e amarezze, ed adempiere senza titubanze, senza transazioni, senza viltà, magari sino al martirio e alla morte, la missione che ci venne affidata, nascendo, dal Signore.
VIII.
Contemplazione.
«E avvenne (narrano i Vangeli) che durante il cammino Egli entrò in un villaggio, dove una donna, per nome Marta, lo ricevette in casa sua.
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