E questa aveva una sorella chiamata Maria, che, seduta a piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta, intanto, s'affannava tra molte faccende; e si presentò a dire:
«- Signore, non t'importa che mia sorella mi lasci sola alle faccende di casa? Dille, dunque, che mi dia una mano!
«- Ma il Signore le rispose:
«- Marta, Marta, tu t'affanni e t'inquieti di troppe cose. Eppure, una sola è necessaria. Maria s'è scelta la parte migliore che non le sarà levata».
L'insegnamento remoto che Gesù con la sua parola dolce e profonda dava alla rozza donna di Galilea, par fatto per i nostri tempi in cui si annette tanta importanza alla vita materiale e a tutto ciò che ha attinenza con essa, da non lasciarci nemmeno più comprendere l'ideale e il fine d'un'esistenza consacrata interamente all'attività e al perfezionamento dello spirito. Il contrasto tra le due sorelle del Vangelo, di cui l'una rappresenta la vita d'azione, la vita pratica, come si direbbe ora: e l'altra la vita del pensiero, l'attività dell'anima; questo contrasto si ripete attraverso i secoli in ben molte famiglie del presente. In tutte quelle famiglie dove per un diverso grado d'istruzione non può esistere una perfetta intesa d'anime nè un'adeguata corrispondenza d'idealità, si troverà sempre qualche Marta tutta dedita alle sue materiali incombenze, oltre le quali non vede se non la nebbia e il vuoto, che rimprovera ad una Maria di sedere con le mani inerti, neghittosa in apparenza, ai piedi di Gesù. Ma il Cristo non è più con noi per dire la parola della giustizia e della verità che giudica e acqueta.
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