IX.
Uguaglianza.
Sempre Gesù procurava di divulgare le sue dottrine e di scuotere e migliorare le anime dei suoi rozzi ascoltatori per mezzo di semplici racconti ispirati dall'umile verità della loro vita. Così essi, udendolo parlare di cose note, e vedendo riflessi nella parola divina gli episodi, le incombenze, le passioni loro, vi si interessavano, e per mezzo dell'accesa fantasia scendeva nel loro oscuro mondo interiore alcun raggio di quella luce che poteva trasformare l'ignorante plebeo nell'apostolo di una fede destinata a rinnovare il mondo, l'intima donnicciola nella nuova madre conscia della sua grave missione. Ai più perspicaci di essi non sfuggiva il segreto intento del Maestro, sebbene non comprendessero il significato riposto nella parabola, e allora chiedevano insistentemente spiegazioni. E in una sentenza breve e profonda, il Nazzareno riassumeva l'essenza del suo pensiero.
Un giorno - forse era la stagione delle vendemmie, e l'opera gioconda diede alla Sua mente sempre assorta nel sogno sovrumano l'immagine ideale - ai suoi ascoltatori parlò così:
«- Il regno dei Cieli è simile a un padre di famiglia che uscì sull'alba a prender a opera lavoratori per la sua vigna. E avendo pattuito coi lavoratori per un denaro, il giorno li mandò alla sua vigna. E uscito sull'ora terza, vide altri che stavano sulla piazza sfaccendati, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna e vi darò quel che sarà giusto. Or quelli andarono. Uscì di bel nuovo sulla sesta e nona ora e fece lo stesso.
| |
Gesù Maestro Nazzareno Cieli Andate
|