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      Tardi entrarono nella vigna del Signore, ma non troppo, i lavoratori dolenti, e lo zelo e la spontaneità della loro opera compensò del tempo ch'essi avevano trascorso nell'ignoranza del bisogno che qualche santa missione aveva di essi, così che, a sera, sull'ora del premio e del riposo, poterono raccogliere la spirituale mercede come coloro che li avevano preceduti nel mattino.
      I lavoratori, poi, giunti sull'ora tarda verso la notte, quando nessuno li aspettava più, quando nessuno pareva più aver bisogno di loro, obbedienti all'estremo appello del Signore che li invitava nel suo campo, possono venir considerati coloro che compresero il vero fine, il vero significato dell'esistenza soltanto allorchè non v'era più tempo che per uno slancio muto, noto solo all'anima da cui partiva e alla infinita Bontà che lo accoglieva. Il risveglio, tardi avvenuto, ma non invano, d'uno spirito intorbidato dal vizio o profondamente assopito nell'oblìo dei suoi doveri, delle sue migliori e più alte energie.
      La resurrezione d'un'anima negli anni ultimi del suo pellegrinaggio terrestre, quando, disgustata, avvelenata dall'amaro che è in fondo ad ogni piacere illecito, o inorridita dalla visione avuta della propria coscienza in un istante di raccoglimento austero, rinnegando e rompendo ogni vincolo, scende umile, vergognosa e contrita nell'acqua lustrale che dà il grande oblìo, la pace inalterabile e prepara alla suprema vittoria.
      Tardi lavoratori del vespro possono essere o divenire alcune di quelle misere creature che tutto perdettero, persino il nome, e che, sotto la divisa dell'infamia, rifiuti della società, espiano il delitto a cui non sempre la malvagità li trasse: possono essere o divenire alcune di quelle donne perdute di cui noi arrossiamo soltanto a ripetere il nome, che non sempre e non solo il vizio può avere spinto nel buio profondo della fogna.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Bontà