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      Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della Siria. Anche Giuseppe andò da Nazareth di Galilea, alla città di David chiamata Betlemme, in Giudea, per esser lui del casato e famiglia di David, a dare il nome insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto, e partorì il figlio suo primogenito, lo fasciò, e lo pose in una mangiatoia, perchè non trovarono posto nell'albergo».
      L'eloquenza di questa rozza semplicità è davvero grande, e suggestiva più d'ogni elegante descrizione retorica. L'umiltà intima della famigliuola, che pur proveniva da stirpe reale, i disagi del viaggio compiuto in quelle condizioni da Maria nella sua doppia dolce obbedienza di sposa e di suddita; il suo atto ingenuo e triste di deporre il piccolo, allora nato, sul fieno della mangiatoia, in mancanza d'una culla: il primo atto della sua maternità già previdente nel mettere al riparo il figliuolo dal freddo e dall'umido suolo, confidandolo all'inoffensiva guardia dei due pacifici animali del presepe: questo atto ingenuo e triste e tenero della madre giovinetta ci commuove, se ben lo consideriamo nel suo significato, e ci dà tutta la misura della povertà, dell'umiltà in cui il Cristo volle nascere, per incominciare dalla sua incarnazione a dare l'esempio della sofferenza, del sacrifizio, del disdegno d'ogni materialità.
      Fin qui l'umano, poi il divino:
      «Nello stesso paese c'erano dei pastori che pernottavano all'aperto e facevano la guardia al loro gregge.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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