«E, partite di gran mattino il primo dì della settimana, arrivarono al sepolcro quand'era già sorto il sole.
«E dicevano tra di loro: Chi ci leverà la pietra, che ne chiude il monumento?
«Ma, osservando, videro ch'era stata rimossa la pietra, la quale era molto grande.
«Ed entrate nel monumento videro a destra sedere un giovane in bianca veste, e rimasero stupefatte.
«Ma egli disse loro: - Non temete: voi cercate Gesù Nazzareno crocifisso: egli è risuscitato, non è qui; ecco il luogo dove l'avevano deposto.
- «Ma andate, dite a' suoi discepoli, e a Pietro: Egli vi andrà innanzi nella Galilea: ivi lo vedrete come egli vi ha detto».
Nessuna lirica, per quanto ispirata, nessuna pagina di prosa, per quanto elegante e sapiente, possono avere sul nostro spirito, oggi, ancora avvolto nei fervori della preghiera, nella soave dolcezza della purificazione, l'efficacia del racconto storico nella sua rozzezza primitiva, nella sua suggestiva semplicità.
La scena maravigliosa, tracciata nei suoi principali contorni, senza artificio di stile, senza ornamenti retorici, come gli antichissimi graffiti sui marmi delle chiese, balena in una luce sovrumana all'anima nostra riverente e sitibonda di mistiche consolazioni. Venti secoli sono passati dall'avvenimento miracoloso: gli imperi sono succeduti agli imperi, la civiltà ha percorso un lungo cammino: nuovi orizzonti si schiusero al pensiero, all'attività umana; leggi nuove ne regolano le azioni, ne tutelano i diritti, ne stabiliscono i doveri: eppure ora come allora l'anima dell'uomo, che in fondo è rimasta la medesima per amare e soffrire, ancora si rivolge verso quella tomba, e, se credente, vi attinge le sue più preziose speranze, se priva di fede vi cerca ansiosamente la spiegazione del grande mistero.
| |
Gesù Nazzareno Pietro Galilea
|