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      Maria Immacolata, che, nella festa dell'Annunciazione del 1858, ripeteva la divina scena dell'Angelus svelandosi ad un'umile predestinata, alla pastorella di Lourdes, è, tra le immagini della Madonna, quella che alle fanciulle si conviene di più, quella che con maggior fervore dovrebbero venerare. Esse ne portano i colori nelle cerimonie sacre: bianco e azzurro: purezza e misticismo; esse nella loro primavera incontaminata guardano a Lei come a modello di candore. Ella non reca il bimbo divino fra le braccia come negli altri aspetti in cui la sua maternità l'avvicina di più alla terra: è sola, mistica colomba pronta a spiccare il volo, a sollevarsi e perdersi nella luce da cui scese un istante per rivelarsi alla nostra fralezza, e di cui pare abbia già la nostalgia nelle pupille rivolte in alto, mentre le diafane mani, congiunte, adorano.
      Ed Ella è la Trionfatrice sulla più rude lotta, quella dell'ombra e della luce quella del Bene contro il Male. Ella che è l'Invitta, insegnerà le fanciulle a vincere le più difficili battaglie, le compenetrerà dell'olezzo de' suoi gigli sì che qualche atomo di quel profumo sovrumano resti chiuso nel loro cuore e vi rimanga tutta la vita come un rifugio, una salvezza, un istinto, una guida: parlerà loro con la voce dolce delle giovani morte che ebbero care sulla terra e che recarono intatta nell'eternità la loro veste verginale: le esorterà in umiltà gloriosa come le provvide monacelle che danno pace alle giovinezze immolate per la patria sui campi di battaglia: pregherà per esse con la soavità delle bendate sorelle che s'odono e non si vedono dietro le grate dei silenti monasteri.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





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