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      Aspra e dura battaglia, forse la più ardua e per la quale risuonano più forti i mòniti degli antichi asceti e la soave parola di Cristo si eleva risoluta.
      «Se da uomini prodi contendessimo di durarla nella battaglia - dice Tommaso da Kempis in un altro luogo del suo libro, - sì, certo, sopra di noi vedremmo l'aiuto del Signore. Imperciocchè egli è presto di aiutar chi combatte e chi nella sua grazia si fida: egli che ne porge occasione di pugna per darne vittoria». Infatti, tutti coloro che hanno avuto occasione di dover vincere sè stessi possono affermare che, anche nel campo delle forze morali, giova l'esercizio come, nel campo delle forze fisiche; e che, quanto più ci addestriamo a combattere, e contro le passioni e contro le avversità, tanto più spesso e più agevolmente ci arride la vittoria. Dio permette la sconfitta dopo una lunga serie di sforzi coraggiosi e di resistenze invitte.
      «Se ciascun anno estirpassimo un solo vizio - segue il monaco asceta - noi diverremmo in breve perfetti.
      «Se piccola forza ci facessimo nel cominciare, allora potremmo d'indi in poi far ogni cosa con facilità ed allegrezza». Ecco che qui si allude a quella ginnastica morale a cui accennavo dianzi e per cui bisogna ritenere come vantaggioso ogni più piccolo motivo di contrarietà e di pena:
      «Se tu non sai vincere le cose piccole e lievi, quando vincerai tu le più dure? Ripugna sulle prime alle tue inclinazioni e disvezzati dal cattivo costume, che per avventura non ti conduca a poco a poco a maggior difficoltà».


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Cristo Tommaso Kempis