Il dolore!
C'è chi lo conobbe poco e v'ha chi lo conobbe assai, ma non esiste creatura umana che non l'abbia avuto, sia pure fuggevolmente, ospite non gradito nè desiderato sotto il suo tetto. Alcuni si ribellano e tentano scacciarlo coi fantasmi d'una triste gioia fatta di stordimento, d'ebrietà, di follìa, non di rado di abbrutimento. Ma allora il Pallido Ospite fa sentire più grave e feroce il suo impero nelle inevitabili ore di solitudine e di stanchezza. C'è chi lo accoglie con le alte strida di sgomento e tramortisce e si dà come schiavo in sua balìa: e verso questi deboli il despota esercita tutta la sua malefica influenza, e grado grado li incanta di malinconia, li sfibra, li avvelena.
Vi sono altri, invece, che si fanno incontrò al visitatore temuto, gli aprono la porta e gli dicono: «Fratello Dolore, entra. Io non ti posso evitare nè scacciare perchè tu sei mandato da Colui che sa, verso noi che non sappiamo.... Cristo, ch'era Dio, t'ebbe compagno nel suo pellegrinaggio terrestre e c'insegnò ad accoglierti come Messo del Cielo, e ci disse che porti teco la luce e la purezza, e puoi dare un balsamo per ogni ferita che infliggi: il balsamo della fede».
Balsamo prodigioso, che, pur nelle ore della più terribile angoscia e delle lagrime più sconsolate, può far deviare il corso dei nostri pensieri come un'assunzione lenta verso una sfera tranquilla. E quel senso d'ingiustizia che ci fece insorgere in una rivolta involontaria si dirada, e ci lascia scorgere, al di là della nostra umanità dolorante e dolorosa, qualche cosa che non è ancora la consolazione, che non è ancora, forse, la rassegnazione, ma che somiglia ad una rivelazione mistica superiore.
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