La via aspra non ci sgomenta, purchè la vediamo nella sua verità nuda, bensì ci sgomentano gli agguati che ci nascondono l'abisso. Non c'indurre in tentazione: non turbare la pace che forse acquistammo a prezzo di tutta la nostra parte di gioia: e liberaci, liberaci dal male....
Il Male! L'antico, l'eterno nemico. L'oscuratore delle coscienze: il pensiero folle che fa violenti contro noi stessi; il pensiero egoistico che suggerisce di carpire per noi il bene altrui; il pensiero di viltà che ci rende così insofferenti del sacrificio, del dolore, da scendere alle più basse transazioni con gli impulsi peggiori. Il male, cioè ogni dolcezza malsana, ogni battaglia perduta, ogni grado sceso nella scala della perfezione; dal primo, che è solamente una debolezza, all'ultimo che è un delitto.... Oh liberaci, Signore; liberaci dalle tenebre dell'anima, liberaci dal male!
Con questa domanda supplice si chiude la più bella preghiera della più alta fra le religioni: la preghiera che ancora dopo secoli racchiude nella sua inalterata freschezza tutte le necessità del corpo e dello spirito: la preghiera composta da un Uomo-Dio e lasciata all'umanità come un'eredità celeste, come il raggio d'una luce ultra terrena.
II.
Quando l'uomo ebbe la rivelazione della Divinità, sentì nascere in sè il desiderio, il bisogno della preghiera. La preghiera è insieme l'atto d'omaggio all'Ente supremo e l'esposizione delle miserie, delle necessità, delle debolezze nostre a Chi è in possesso di tutti i rimedi, di tutti i conforti: a chi è arbitro di vita o di morte sulle esistenze e sui cuori.
| |
Male Uomo-Dio Divinità Ente
|