Che cosa può dissipare queste brume spirituali che vengono da una imperfetta conoscenza della propria psiche, dalla molestia dei ceppi in cui è tuttora avvinta la propria individualità che anela di liberarsi, di affermarsi, di misurare la potenza che possiede in qualche nobile impresa d'utilità e di bellezza? Chi, se non Colui che foggia quest'anima con la luce e la fiamma delle eterne sorgenti?
In altre età, in altre circostanze, la preghiera può essere più tenera o più appassionata, ma non mai come nella giovinezza, che si schiude, può essere ricca di slancio, di fervore, di implorazione mistica e pia. La creatura, l'anima, è alle porte del misterioso avvenire che può racchiudere per lei tutto il bene o tutto il male; è alle soglie del più terribile ignoto, giacchè è quello che deciderà del suo intero destino. Qualunque risoluzione prenda, qualunque abitudine abbracci, a qualunque tendenza s'abbandoni, l'importanza del suo pensiero e de' suoi atti è eccezionale. A quell'età si chiedono cento consigli e poi si finisce a seguire semplicemente l'istinto, cioè il più pericoloso di tutti i consiglieri. Ebbene, la preghiera deve essere la naturale, l'alta ausiliatrice. Come gli antichi Cavalieri Crociati s'inginocchiavano nelle cattedrali prima di partire per le terre lontane incontro al pericolo e all'ignoto, così i giovani e le fanciulle, nella purezza del loro cuore ancora avido di bontà e di luce, dovranno chiedere a Dio nelle spontanee preghiere di dirigere i loro passi, di rivestire di fortezza i loro petti, di far loro accettare serenamente il loro destino, sia nell'ombra o nel sole, sia quello di divenire centro d'una nuova famiglia o quello di ardere nella solitudine come un faro benefico per quelli che sono smarriti fra la tempesta.
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Colui Cavalieri Crociati Dio
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