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      La maternità conosce forse le più intense preghiere, i più umili atti d'abbandono e di fede. Nessuna preghiera può uguagliare quella d'una madre che abbia il proprio figliuolo in pericolo, per disperato ardore; e nessuna preghiera più disinteressata, meno umana, di quella che la madre innalza a Dio per la felicità del suo diletto, offrendo senza esitare in olocausto la propria felicità e perfino, talvolta, il sentimento materno.
      Se le preghiere evaporassero visibilmente dalla terra al cielo, l'azzurro dell'etere sarebbe velato sempre d'una leggera nebbia d'argento, proveniente dai palazzi come dalle capanne, dagli oratori dei sovrani come dalle chiese aperte al popolo, dalle cattedrali sontuose come dalle pievi dei villaggi, dalle dolorose corsie degli ospedali come dalle tristi celle del carcere; dai conventi nelle remote solitudini montane, come sui ponti della navi in pieno oceano; dalle plaghe inospiti dove i missionari esercitano il loro ministero eletto di civiltà e di morale, alle ariose aule dove le collegiali inghirlandano la statua di Maria. Più o meno viva, più o meno copiosa, più o meno degna, la preghiera si innalza, ma noi, che la giudichiamo, spesso con limitato criterio, quando si parte, ignoriamo in quale misura e secondo quali imperscrutabili decreti venga accolta.
      Forse l'età che mette più dolcezza e pace nella preghiera è la maturità; e quella per cui le preci s'avvolgono di un misticismo assoluto è la vecchiaia dai capelli bianchi. Allontanata dal vortice delle passioni che travolge più o meno palesemente, nei verdi anni, la vita, l'anima si tranquillizza, si raccoglie nel porto d'una serena quiete, e, rivolgendosi verso il passato, guarda con compiacenza il bene che le fu possibile compiere, le vittorie che riuscì a conseguire, il progresso d'elevazione raggiunto.


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Pagine mistiche
di Jolanda
Editore Cappelli
1919 pagine 168

   





Dio Maria