Sarà respinto, rimandato come un estraneo e, infatti, con qual diritto parteciperebbe a quella festa dell'anima, propria di coloro che non tralignarono? E questa è giustizia.
«Vegliate - dice il Signore - perchè non sapete nè il giorno nè l'ora». E vero, non lo sappiamo, nulla sappiamo: tutto è mistero, perfino il minuto che segue l'ora presente. E Dio ci dice soltanto: Vigilate per essere pronti quando giunge il bene arcano che attendete, verso cui ogni anima umana anela con una vaga, inesplicabile nostalgia che fa fede della sua origine divina, del suo fine eccelso oltre la vita e il tempo e il mistero. Vigiliamo: e quando l'Ideale passi, leviamo alta la nostra lampada accesa perchè ci scorga nella bianca stola, pure e pronte alla vita, o alla morte.
XX.
Pentimento e Perdono.
Vi è un atto nella religione cristiana, o, per meglio dire, un Sacramento, che alla maggioranza appare duro e malagevole a compiersi, che non si compie, anzi, senza piccolo o grande sforzo: scoglio per taluni insormontabile a segno che preferiscono mancare a un dovere piuttosto che affrontarlo: motivo a moltissimi di derisione e di disgusto. Intendo parlare dell'atto e del sacramento della penitenza.
Moltissimi sono i grossolani errori, i pregiudizi, le calunnie e le esagerazioni che i profani e gli incompetenti adunano intorno a quest'obbligo della fede e che le persone leggere e superficiali raccolgono senza discutere, senza darsi la briga, almeno, prima d'acconsentire, di riflettere sulle origini, il significato e gli effetti di questo atto dell'umiltà massima, del fecondo dolore.
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