«Uomo di poca fede, perchè hai dubitato?»
Oh, no! ora non dubitiamo più, Gesù è con noi, è nella nostra navicella, e noi, forti e sicuri oramai, celebriamo la potenza di Dio.
Quante volte l'intervento superno ci salvò così, miracolosamente quasi, appunto nel momento del maggior pericolo e quando più dubitavamo! Eppure la divina voce aveva risonato nella nostra anima come una promessa, come un richiamo, come un invito alla fiducia in un aiuto immancabile. Ma noi, immersi nella caligine delle nostre tristezze profonde, sbattuti nelle ansie delle nostre lotte segrete, tormentati dallo spasimo della nostra disperazione, non ponemmo mente alla voce arcana che ci ammoniva di non affannarci, di non preoccuparci, di non abbandonarci come coloro che sono senza speranza.
Chiedemmo soccorso agli uomini che non ci compresero o ce lo negarono o ci tradirono: cercammo rimedio nei piaceri della vita, nelle soddisfazioni personali, nelle effervescenti ebbrezze che presto si dissolvono come la spuma delle onde: ma il turbamento, il vuoto, le vertigini, il senso di pericolo e d'abbandono non scompariva dal nostro cuore. E nell'ora del maggior sgomento, quando ci trovammo con l'anima spoglia da ogni vanità, da ogni illusione, in cospetto dell'abisso: quando le tenebre crescenti, più nulla ci lasciarono distinguere intorno, la nostra fede morta si riaccese per un istante, e con l'implorazione disperata del bimbo che spaurito cerca le braccia fide della mamma, gridammo anche noi come gli Apostoli sul mar di Tiberiade: «Signore, salvaci perchè moriamo!
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