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E il miracolo avvenne:
Fummo scampati. Allora contriti e gioiosi esaltammo la potenza della fede e la bontà di Dio.
Non bisognerebbe mai lasciare che lo spirito di Cristo si allontanasse dalla nostra vita, per chiamarlo soltanto nei casi urgenti, quando la fede è illanguidita, e la distanza fra noi e il Maestro è fatta più grande, tanto grande che occorre un miracolo per riunirci a Lui. Non bisognerebbe mai dimenticare che la nostra vita è una navicella sospesa tra due infiniti, che l'ombra dell'ignoto ci avvolge, e che le passioni possono sempre da piccole onde cullanti elevarsi a flutti irosi e perigliosi intorno a noi.
Molte volte ci sorprende la calma, la fortezza, con cui deboli creature spesso anche ignoranti ed umili sopportano le più terribili prove, e ci meraviglia d'altra parte l'insofferenza, la nessuna resistenza, di persone che pur avremmo creduto forti e superiori, per le contrarietà più comuni.
Solo la fede e la religione possono darci la spiegazione di questo fatto. Giacchè dove non è vera fede o religione bene intensa o almeno sincera, non è resistenza alcuna e il coraggio non è che apparente: mentre chi riposa all'ombra della Croce e in essa fonda le sue mistiche speranze, non sarà sconfitto giammai.
Trascriviamo, per ripeterla spesso, questa bella preghiera cristiana dettata da un'anima eletta:
«La barca dei tuoi navigava nelle tenebre, navigava nella tempesta. Ma la Tua anima orante vegliava. Oh, l'amore di quell'apparire sulle onde, di quel «Son io, non temete».
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Dio Cristo Maestro Croce Tua
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