Invano le pie campane sciolgono nell'azzurro i loro inni di gloria: invano le sonorità mistiche dell'organo celebrano la divinità con le voci gravi e soavi: invano l'incenso, simbolo della preghiera, sale odoroso e silente; invano i cantici e gli inni cristiani spiegano la bellezza armoniosa e solenne della lingua latina nei templi italiani tra forme d'arte squisita. La cecità dell'anima, la sua ottusità, quando si riscontra, è ben peggiore di quella dei sensi perchè nessuna impressione della vita superiore può lasciarvi la sua traccia. Tutto vi scivola su, come sopra una superficie levigata, destinata a rimanere eternamente sterile. La passeggiata, la riunione elegante, il cinematografo, il teatro, l'abito di stagione, le chiacchiere con le amiche, gli incontri con gli azzimati cavalieri, gli inviti fatti e accettati, ecco che cosa riempie il giorno del riposo per la maggioranza, presa fra le persone oneste, s'intende. Niente di male, è vero; ma anche niente di bene. Giorno di spasso, va benissimo, ma non giorno pio, non dies Domini, non più giorno del Signore e della luce.
Come sarebbe bello e dolce ridonare alla domenica la sua dignità, la sua idealità pura fiorita di gigli! Dalla Messa del mattino, ascoltata con rispetto e con piena coscienza della santità del rito, come prescrive la Chiesa, alla meditazione sul Vangelo, viva fonte di verità e di vita, e ai vespri dell'ora squisita in cui anche la preghiera esce più ardente e soave e la benedizione del Signore pare scenda su noi come battesimo di fortezza e di crisma, di difesa contro le imminenti ombre della notte!
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