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      Totalmente buona, dunque, o perfetta, non è che la forma di condotta che corrisponde a quel limite; ogni altra forma diversa, ossia adatta a gradi di evoluzione piú o meno lontani dal limite, non può essere che imperfetta, ossia buona relativamente, non assolutamente. Quindi due Etiche: Etica assoluta che determina le leggi della condotta ottima; ed Etica relativa che cerca di stabilire per approssimazione quale sia la condotta relativamente buona, ossia la condotta, che, date certe condizioni reali di svolgimento e di adattamento incompleto, è la migliore, o la meno lontana dalla condotta perfetta. E quindi la necessità, e la priorità logica dell'Etica Assoluta; le cui determinazioni riguardano relazioni piú generali, piú semplici, piú esattamente definite di quelle contemplate dall'Etica relativa.
     
      3. - Or come si costruirà l'Etica assoluta? ossia quale sarà il metodo? Lo Spencer si accorda cogli utilitaristi che lo precedono nell'assumere, come criterio per giudicare la condotta e determinarne le norme, la natura degli effetti o dei risultati. Ma se ne distingue subito per il procedimento col quale egli crede che questi effetti dei diversi modi di condotta si possano e debbano conoscere. Per gli utilitaristi che lo precedono è l'induzione empirica, per lui la deduzione.
      Non si tratta per lo Spencer di trovare che, in un certo numero di casi, certi danni o certe utilità si accompagnano con certi atti o cert'altri, e di inferirne che rapporti simili si manterranno nell'avvenire; si tratta invece di determinare come e perché alcuni modi di condotta siano dannosi e altri utili; o piú chiaramente, quale condotta debba essere dannosa e quale debba essere utile.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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