Colla soluzione di queste due difficoltà lo Spencer intende dunque che sia dimostrata la possibilità - dal punto di vista scientifico - e la legittimità - dal punto di vista morale - della sua costruzione; e con questa dimostrazione il pensiero che informa la trattazione dell'Etica è, nelle sue linee generali, compiuto7.
Ed ora, tracciato il disegno in cui si inquadra la dottrina particolare che piú direttamente ci interessa, diciamo alquanto piú distintamente di questa.
CAPITOLO SECONDO
LA DOTTRINA DELLE DUE ETICHE
1. - S'è visto come nel pensiero dello Spencer la condotta ottima sia la condotta pienamente adatta, la condotta che corrisponde al limite dell'evoluzione; mentre le forme di condotta piú o meno lontane da quel limite sono, di molto o di poco, meno adatte, cioè meno buone; onde la distinzione di Etica assoluta ed Etica relativa8. Ora si presentano spontanee due domande:
1° Perchè introduce lo Spencer, contro il modo comune di comprendere l'ufficio dell'Etica, questa distinzione tra Morale assoluta e relativa? Non è forse compito dell'Etica quello di stabilire le norme della condotta retta, della giustizia pura, e, senza curare gli impedimenti e le imperfezioni che i difetti della natura umana possono ingenerare, presentare il tipo ideale di perfezione al quale ciascuno deve cercare di avvicinarsi? E se cosí è, non è del tutto oziosa e viziosa la distinzione?
2° Ammesso che dal punto di vista speciale dello Spencer questa distinzione sia legittima, non è fuor d'opera l'Etica assoluta, dal momento che la realtà presente ci dà uno stato di adattamento imperfetto, ossia assai diverso da quello che essa suppone?
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