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      L'esposizione del pensiero dello Spencer intorno alle due Etiche9 mi pare si possa acconciamente raccogliere in due parti, nelle quali trovi successivamente risposta ciascuna delle due questioni. Cominciamo dalla prima.
     
      2. - Si crede comunemente che si possa determinare un tipo di condotta assolutamente giusta in condizioni reali di esistenza imperfetta, mentre questa determinazione non è possibile; e, se fosse, non darebbe il tipo voluto. Sia nei giudizi dei moralisti, sia nei discorsi comuni, due postulati sono tacitamente accettati come veri; e pare infatti che senza di essi non sia possibile giudizio morale, perché la distinzione stessa fra atti giusti e atti ingiusti sembra implicarli necessariamente. Sono questi: 1° Che in ogni caso vi sia un modo di operare assolutamente giusto. 2° Che sia possibile stabilire quale sia. Ma l'analisi di un gran numero di azioni dimostra che in casi assai numerosi non è possibile il giusto, ma soltanto un minimo ingiusto; e in casi pure numerosi non è nemmeno possibile determinare in che cosa questo minimo ingiusto consista.
      Il giusto assoluto esclude del tutto il dolore, che è il correlativo di qualche specie di male, di qualche divergenza da quell'adattamento perfetto che soddisfa pienamente a tutte le esigenze della vita completa. Se il concetto di condotta buona è, in ultima analisi10, il concetto di una condotta che produce in qualche parte un avanzo di piacere; e di condotta cattiva, che produce un avanzo di dolore; il bene o il giusto assoluto nella condotta può esser quello soltanto che produce piacere puro, piacere non misto a dolore di sorta.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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