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      Ecco riconosciuta nel caso particolare l'esigenza fondamentale dell'Etica assoluta dello Spencer: Non vi può essere condotta giusta finché vi sono condizioni contrarie alla giustizia.
      Ma la realtà presente e viva è appunto cosí. "Oh! questa è grossa", risponde infatti il conte Attilio. "Mi perdoni, Padre, ma è grossa. Si vede che lei non conosce il mondo".
      E se è il mondo com'è quello con cui si ha a fare, l'ufficio dell'Etica non sarà quello di stabilire quale deve essere la condotta nel mondo reale presente, non in un mondo ideale avvenire? O, almeno, non è inutile, anche ammessa la distinzione spenceriana, correr dietro al fantasma di una condotta ottima, adatta a uno stato di perfezione, che l'evoluzione apporterà, sia pure, ma che per noi non esiste?
     
      5. - A questa seconda domanda risponde la dimostrazione della precedenza necessaria - nell'ordine della trattazione scientifica - dell'Etica assoluta sull'Etica relativa.
      In qualunque ordine di ricerche le verità scientifiche si sono raggiunte trascurando prima i fattori di perturbazione, che alterano ed oscurano l'azione dei fattori fondamentali, e tenendo conto soltanto di questi.
      Quando la estimazione di questi fattori fondamentali, non, come si presentano nella realtà, mascherati e complicati di elementi secondari, ma quali si suppongono idealmente con un processo di astrazione, ha aperto la via a conoscere e formulare le leggi generali, allora diventa possibile la estimazione dei casi concreti, tenendo conto dei fattori accidentali che nella realtà alterano i rapporti ideali contemplati da quelle leggi.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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