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      Nel fatto, una condotta che si ponga scientificamente come morale, è obbligatoria soltanto se si accetta il fine, al quale è ordinata la norma; cioè è obbligatoria ipoteticamente, non categoricamente. E se non c'è imperativo categorico, non c'è morale. - E i puri scienziati rincalzano: - La scienza è scienza delle cose e dei fatti come sono e non come dovrebbero essere. Si può cercare quali sono i caratteri e i fattori, la formazione e le trasformazioni dei modi di operare, dei sentimenti, delle credenze distinti come morali; si potrà anche, tracciati i lineamenti generali del processo di formazione, argomentare induttivamente una possibile evoluzione ulteriore con qualche probabilità; ma la scienza non sa di bene e di male; cerca ciò che è; tenta di prevedere, se le riesce, quel che sarà; dimostrando che certi effetti dipendono da certe condizioni, ci fa capire che se vogliamo gli effetti dobbiamo volere quelle condizioni, ma non può obbligare né a volerle né a disvolerle. -
      Gli uni e gli altri, accordandosi nell'ammettere che la scienza non possa dare un imperativo categorico, par che ammettano esplicitamente o implicitamente, che la morale debba o possa essere una dottrina che determina la norma obbligatoria, ossia una teoria da cui si ricava il dovere. Ora, se hanno ragione nell'ammettere la prima cosa, hanno torto di supporre la seconda; hanno torto di credere che compito dell'Etica possa essere quello di dimostrare l'obbligatorietà, e di supporre che una dottrina religiosa o metafisica possa fondare quel che riconoscono non poter essere fondato da una dottrina puramente scientifica; possa fondare il tu devi12.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





Etica