Le norme della condotta morale sono già date e conosciute. Ciò è tanto vero, che sulla determinazione concreta dei precetti particolari, di quelli che si chiamano "doveri" e che si raccolgono nella parte comunemente chiamata Morale speciale, non cadono sostanzialmente dubbi e contestazioni, e i filosofi della morale ne sdegnano quasi la trattazione o ne danno soltanto le linee generali. Nella realtà dunque l'indagine morale non ha per iscopo di cercare e determinare le norme ricavandole da un certo fine; ma di costruire la sistemazione teorica di un codice di condotta già dato, raccogliendo e unificando le norme particolari in una norma generale, della quale si cerca quale possa essere la giustificazione; anche se la costruzione induttivamente cosí ottenuta rivesta poi l'apparenza logica di una costruzione deduttiva. Quindi è antiscientifico e inutile andar cercando fuori della realtà, nel campo di una possibilità, ipotetica, un fine - poniamo pure che sia possibile trovarlo - il quale risponda a quelle esigenze, per il gusto di ricavarne delle norme. Le quali, o si accorderanno con quelle riconosciute in effetto e vigenti come morali, o discorderanno. Se si accordano, ciò vuol dire che la pretesa derivazione deduttiva delle norme da quel fine nasconde una reale derivazione induttiva del fine dalle norme; se discordano, questa discordanza viene a dimostrare l'inutilità, a dir poco, di norme che contrastano con quelle riconosciute e accettate, e a far respingere come non morali o utopistiche le norme e il fine dal quale sono ricavate".
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Morale
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