Queste lacune e queste incongruenze delle norme in effetto vigenti come morali in un dato tempo e luogo, dimostrano intanto due cose: che, quale sia la condotta migliore in un determinato momento storico, non è una semplice constatazione da fare, ma è un problema da risolvere; e un problema assai piú difficile e complicato di quel che possa apparire e si sia abituati a considerarlo; e che in ogni caso è necessario assumere un criterio il quale valga come guida a colmare le lacune, e a risolvere o giustificare le incoerenze. Ma un criterio, comunque assunto, a cui si attribuisca questo ufficio e questo valore, è un criterio alla stregua del quale devono essere valutate anche le norme particolari già riconosciute come certe, poiché deve valere per tutta la condotta. E ciò viene a dire che il processo di determinazione di tutte le norme si deve fondare sul criterio assunto, allo stesso modo che se le norme si dovessero tutte determinare ex novo, astrazion fatta e indipendentemente dalle norme in effetto già accettate e seguite. (Il che del resto, è precisamente quello che avviene in tutte le scienze precettive; dove, se anche i precetti scientificamente stabiliti si trovano a coincidere coi precetti empiricamente seguiti, la determinazione scientifica procede come se spettasse ad essa di determinarli e giustificarli). E allora il problema torna ad essere quello del criterio che deve essere assunto.
9. - Ora il criterio che l'indirizzo sociologico suggerisce è, come è noto, - e conforme al concetto, che esso pone in evidenza, della relatività della morale e del diritto - la corrispondenza alle esigenze sociali del momento storico che si considera.
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