E finalmente, una forma di perfezione interiore che si consideri come fine, a cui l'uomo possa giungere o avvicinarsi, non può essa stessa fornire il criterio per determinare quale sia la condotta richiesta a questo scopo, se non in quanto questa perfezione si consideri come un effetto o un ordine di effetti che dipende naturalmente (in parte almeno se non in tutto) da certe condizioni, ossia da certi mezzi. Le pratiche dell'ascetismo non avrebbero senso se non si riconoscesse a loro questo carattere di mezzi atti a produrre certi effetti.
Concludendo: la soluzione metafisica a cui fa appello l'indirizzo prammatistico, come ogni altra soluzione di carattere metafisico, non può avere, anche se non si ponga in dubbio la sua legittimità, che un ufficio consolatore, non regolatore; può servire a dare o aggiunger valore a certe norme e ai fini umani connessi con queste, ma non può servire a determinarle; può fornire un principio di giustificazione, non un criterio di derivazione. E perciò lascia da parte o suppone risoluto il problema che riguarda la determinazione delle norme; il che è quanto dire che lascia sussistere il problema, e la validità delle ragioni per le quali si pone, e se ne cerca la soluzione.
CAPITOLO QUINTO
IL PRECONCETTO FONDAMENTALE
12. - Cosí dei due tipi diversi di costruzione etica corrispondenti ai due indirizzi esaminati, l'uno - quello del relativismo storico - se anche può offrire un criterio di determinazione scientifica di un sistema di norme, non soddisfa all'esigenza morale, ossia non giustifica il valore che ad esse si vuole attribuire.
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