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      E quindi allo stesso modo che l'esistenza e la natura specifica dei motivi da cui può dipendere l'osservanza di una norma, non hanno che fare colla determinazione teorica di essa, cosí l'ipotesi dell'adattamento completo dei bisogni e desideri individuali a certe condizioni di convivenza e cooperazione sociale, non ha che fare colla determinazione di queste norme. Perché le norme sono ricavate appunto da quelle condizioni, alle quali si suppone avvenuto l'adattamento; e che perciò servono esse di criterio e per determinare le norme e per conoscere se l'adattamento è raggiunto.
      CAPITOLO SETTIMO
     
      IL CRITERIO DEL PIACERE PURO, CORRISPONDENTEALL'ADATTAMENTO COMPLETO, NON SERVE
      A GIUSTIFICARE IL TIPO DI CONDOTTA PROPOSTO
     
      4. - Ma perché assume lo Spencer come proprio della società ideale un adattamento completo, che, mentre esclude arbitrariamente ogni evoluzione ulteriore, non serve a definire questa società ideale perché è definito esso stesso in relazione con quella?
      Perché soltanto quando esso sia raggiunto, la condotta umana in tutta la sua estensione apporta a sé e agli altri nel presente e nel futuro puro piacere, piacere non misto a dolore di sorta; e per lo Spencer, come s'è visto, il giusto assoluto esclude il dolore. E perciò il tipo ideale contemplato dall'Etica assoluta non può essere se non quello nel quale la condotta apporta puro piacere.
      L'adattamento completo darebbe dunque al tipo ideale di convivenza e cooperazione sociale quel carattere di universale e preminente desiderabilità, che deve avere il fine assunto dall'Etica.


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La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza
di Erminio Juvalta
pagine 87

   





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